Mi sono letto e visto un po' di cose, e sposo appieno la tesi di Capaccioli/Burlone, che al momento ritengo l'autorità assoluta in Italia in materia di crypto.
Gli interpelli 72/2016 e quest'ultimo di Aprile, oltre a non essere vincolanti, dimostrano una scarsa conoscenza della materia, oltre a fornire un'assimilazione di crypto a valuta estera contraria alla sentenza CGUE del 2016 che identifica le crypto quali mezzi volontari di pagamento/titolo rappresentativo di bene/documento di legittimazione (a seconda della tipologia di coin/token).
All'interno della normativa fiscale vigente italiana, le crypto potrebbero essere ricondotte a titoli non rappresentativi di merci, per i quali la tassazione è applicabile solo su cash-out (quindi quando effettivamente torno in fiat sul mio c/c personale), detratto il valore di carico iniziale. Lo stesso monitoraggio fiscale su RW, stanti le condizioni sopra, non è applicabile, a prescindere da tutto il discorso sulle soglie, in mancanza di un regolamento che istruisca il contribuente su come dichiarare il proprio portafoglio crypto o che fornisca una sezione apposita nei modelli dichiarativi. Ci sono troppe casistiche che rendono inapplicabile l'assimilazione della crypto a valuta estera (cosa che la corte di giustizia europea sa benissimo), di conseguenza gli strumenti attuali per il monitoraggio fiscale non possono trovare applicazione. Tutto questo imho; poi, ognuno agisca come meglio crede, io una consulenza da parte di un commercialista la consiglio a tutti quanti abbiano dubbi e/o un portafoglio abbastanza sostanzioso in crypto.