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Re: La Grecia risponde al default con i Bitcoin?
by
Plutosky
on 07/10/2018, 09:17:07 UTC
Dagli ultimi interventi si deduce che, in ogni caso, il futuro è nero per l'economia italiana (e non solo).

Non sono esperto di economia, ma mi sembra tutto troppo "brutto" per essere vero. La questione del debito è veramente così decisiva? In Giappone c'è un debito pubblico molto più alto, fallirà anche il Giappone? E magari anche gli Stati Uniti?

Alla fine viviamo in un mondo dove la vita media continua ad aumentare e la povertà estrema diminuisce. Ci sono molti miglioramenti generali a livello di progresso tecnologico e di istruzione. Possibile che il destino economico sia così nefasto?

Un conto è affermare che l'Italia tra 20 anni potrebbe essere meno ricca di oggi, soprattutto in relazione ad altri Paesi emergenti, un conto è dire che crollerà tutto tipo Argentina. Non dico che oggi non ci siano problemi economici, questi sono sotto gli occhi di tutti, ma qui il default si dà praticamente per scontato.

Non stiamo forse esagerando? Chi di voi sostiene questa tesi, di fatto si sta già attrezzando in previsione della caduta italiana? E se come l'Italia anche molti dei paesi più industrializzati saranno soffocati dal debito crescente, che succederà? Fra 20-30 anni vivremo in un mondo completamente diverso da quello attuale?


Il capitalismo ha dimostrato nella storia di essere il migliore dei sistemi economici possibili ma questo non significa che sia esente da difetti. In particolare i sistemi a libero mercato hanno la caratteristica di procedere ad ondate di crescita seguite a inevitabili periodi di crisi. Queste fasi di crisi sono connaturate nel sistema ossia se si lasciano libere le forze di mercato di interagire tra loro queste porteranno ad un crescita dei redditi nel lungo periodo ma non in modo lineare, periodicamente questa linea crescente sarà intervallata da bruschi cali di fiducia degli operatori e, appunto da fasi di crisi. E' un processo inevitabile se il mercato è libero di funzionare.

Le crisi servono a dare linfa a nuovi periodi di crescita e sono un pò come la medicina quando uno ha la febbre alta: è amara ma serve a stare meglio. Se al paziente invece della medicina viene data una bottiglia di whiskey questo probabilmente nell'immediato starà meglio ma l'influenza successiva avrà effetti peggiori.

I governi occidentali, a partire dal secondo dopoguerra, hanno pensato di stimolare/indirizzare il mercato e correggerne gli effetti distorsivi (es. la disuguaglianza dei redditi insita nel capitalismo) ricorrendo alla spesa pubblica e all'indebitamento pubblico. E soprattutto hanno pensato di contrastare gli effetti negativi dei momenti bui  ricorrendo agli stessi sistemi. Questo processo è rimasto diciamo sotto controllo fino agli anni 70-80 a partire dai quali si è avuta una crescita esponenziale delle politiche monetarie espansive con una ulteriore accelerata successiva alla crisi del 2008.

In fondo i governi delle democrazie occidentali si basano sul consenso popolare e le fasi di crisi, che presuppongono aumento della disoccupazione e recessione, fanno perdere consenso popolare perchè i cittadini indirizzano la rabbia  in primis contro chi li governa. La spesa pubblica è esente da effetti collaterali immediati se finanziata mediante la stampa di moneta perchè il "costo" viene fatto pagare nel tempo mediante una imposta indiretta che si chiama inflazione. L'indebitamento è un costo che viene scaricato sulle future generazioni facendo guadagnare consenso immediato senza ripercussioni negative in termini di consenso.

la teoria economica ci dice che nel lungo periodo l'inflazione dipende solo dalla crescita monetaria, tuttavia la globalizzazione, come dicevo prima, ha ampliato il ritardo temporale di questa correlazione perchè ha creato un mercato concorrenziale mondiale e la concorrenza è il primo nemico della crescita dei prezzi. Questo effetto positivo, anzichè essere usato dai governi per ridurre i loro debiti, è stato usato come scusa per continuare a drogare l'economia.

I debiti pubblici se non domati sono come palline di neve che rotolando diventano valanghe perchè aumenta la spesa improduttiva per eccellenza: quella degli interessi sul debito pubblico. Un dato su tutti dovrebbe far riflettere: la spesa per interessi sul debito negli USA è aumentata del 60% dal 2010 ad oggi nonostante i tassi di interesse siano diminuiti ed è previsto che raddoppierà da qui a cinque anni pur con previsioni prudenziali di aumento dei tassi di interesse (https://www.thebalance.com/interest-on-the-national-debt-4119024). Gli Stati Uniti dovranno trovare da qui al 2023 in media 500 miliardi di dollari all'anno (il 2,5% del loro PIL) solo per pagare gli interessi sul loro precedente debito. Tra aumentare la spesa pubblica e aumenti delle tasse, il loro governo quale strada credete sceglierà?

Questo processo non può durare all'infinito. Anche perchè l'espansione monetaria ha un altro effetto negativo estremamente grave: fa aumentare il peso della "finanza" sulla economia. Il mercato dei derivati e della speculazione fiorisce in presenza di tassi di interesse bassi e credito espansivo. Quella stessa speculazione che ci ha portati diretti diretti alla crisi dei mutui subprime, non è stata affatto ridimensionata anzi. Il mercato dei derivati nessuno sa di preciso quanto vale ma è superiore a qualsiasi altra grandezza monetaria o economica riusciate ad immaginare: 1.4 quadrilioni di dollari, 20 volte il PIL mondiale. Equivale a dire che per ogni dollaro di ricchezza reale ce ne sono 20 costruiti attorno da prodotti finanziari che ci speculano sopra. E che sono come linfa per una nuova crisi globale.

C'è anche chi dice (specie in Italia) che i debiti pubblici sono un finto problema: uno Stato non può fallire al limite fa default non onorando i propri debiti e arrivederci e grazie. Questa idea può essere vera ma solo fin quando i debiti pubblici hanno dimensioni molto contenute. Un debito di qualcuno è infatti sempre un credito di qualcun altro, se il debitore non onora quanto deve, c'è un creditore che viene danneggiato. E i creditori nel mondo e in modo particolare in Italia si chiamano banche. Non sarebbe possibile un default italiano senza due effetti drammatici 1)fallimento delle principali banche 2) uscita dell'Italia dall'euro. Il colpo di spugna non sarebbe esente da conseguenze drammatiche, anzi.

Detto questo concordo con te che il mondo oggi è più ricco di 20 anni fa e la povertà mondiale si è ridotta. Infatti non penso che torneremo alla età della pietra e sono convinto che il mondo capitalistico nel lunghissimo periodo continuerà a produrre ricchezza. Ma gli effetti drammatici di decenni di politiche monetarie di questo tipo saranno quelli di crisi sempre più violente e più drammatiche, oltre che da probabili periodi di iperinflazione (che sta già colpendo molti paesi periferici del mondo).