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Re: Stato 2.0 [i confini non esisteranno più…]
by
angrynerd88
on 09/02/2014, 10:12:44 UTC
Concordo pienamente: i confini geografici oggi hanno poco senso, sarebbe più logico che le persone si dividessero in gruppi caratterizzati da una "forma mentis" comune, piuttosto che dall'essere nati vicini.
Purtroppo e per fortuna, l'identità nazionale oggi inizia ad avvere poco senso; credo di essere più vicino a un "certo tipo" di americano, indiano e cinese piuttosto che all'italiano medio, e che sarebbe più facile per noi, persone simili, avere leggi/regolamenti comuni.
Tuttavia i limiti geografici non sono certo facili da superare...non penso tanto al regime fiscale (quello di cui di parla nello "stato 2.0" alla fine sembra più una polizza assicurativa che uno stato) quanto al codice penale.. difficile pensare ad un mondo dove sia applicato diversamente a me e al mio vicino di casa.

per fortuna siamo in uno stato con individui che la pensano in modo diverso, se ci fossero stati con individui tutti uguali sarebbero claustrofobici ed angoscianti oltre che oltremodo pallosi. Viva la diversità (ma non troppo, entro un substrato culturale etnico e razziale perlomeno simile). Comunque soprattutto i giovani si stanno omologando molto, oggigiorno un ragazzino del Maghreb veste allo stesso modo ed ha un certo modo di esprimersi perfettamente analogo ad un teeneger americano o italiano. NOn ci sono più culture diverse, c'è un appiattimento verso la cultura americana.

Assolutamente in disaccordo: allo stato attuale, individui che la pensano in modo molto diverso vengono accomunati sotto un'unica legge, elaborata secondo il "minimo comune denominatore", e quindi non sono liberi di esprimersi. Oggi un ragazzo del maghreb - o degli emirati arabi - è libero di sentirsi "occidentale", e quindi oppresso dalle leggi islamiche, così come un americano può conventirsi all'islam e vivere il lifestyle occidentale come immorale. Penso che dal punto di vista culturale la commistione porti ad un arricchimento, sono le leggi a rendere impossibile esprimersi agli individui che non si riconoscono nella cultura dominante nella loro area geografica

questo è vero solo per i paesi dove ci sono leggi contro la libertà di espressione, in America un musulmano può praticare la sua religione e dire il suo pensiero anche contrario al mainstream, nei limiti del rispetto degli altri e delle norme antiterrorismo, per cui ovviamente non può propagandare di ammazzare americani.

Il tuo concetto di rispetto e libertà (così come quello americano, o occidentale) non è universale. Tantomento lo sono le norme antiterrorismo. In italia, ad esempio, senza scomodare il burqua, è vietato girare a torso nudo a più di 50 m dal mare. Se un italiano medio può vedere un ragazzotto a torso nudo come un'indecenza, immagina cosa può pensare un musulmano del nostro lifestyle!

Per non parlare dei mille regolamenti comunali che vietano di bersi una birra per strada, o delle leggi sul limite di velocità, o di quelle sulle droghe...
Tante persone diverse, con idee diverse, ridotte al minimo comune denominatore. E questa cosa peggiorerà progressivamente, perchè la globalizzazione provoca il formarsi di sottoculture non geograficamente determinate, quindi in italia abbiamo già oggi difficoltà ad identificare una cultura/ideologia/eitca/morale dominante (forse quella cristiana vince ancora, ma per poco).

Per questo sarebbe bello se quello che dice OP fosse possibile. Non credo lo sia, ma io mi auguro comunque un notevole "reimpasto" degli stati nei prossimi anni. Anche perchè, senza complottismi, stiamo andando verso un "minimo comune denominatore" unico per tutto il mondo, con leggi ed istituzioni sovranazionali che appiattiscono ogni peculiarità culturale

in pratica vorresti il ritorno alle tribù, con piccoli sottogruppi legati da usi e costumi comuni, magari pure che vivono in villaggi di capanne, visto che senza stati, industrie ed istituzioni quello accadrebbe.

Qualcosa del genere. Ma senza le capanne, e senza rinunciare alle industrie. Nè tantomeno alle istituzioni, se queste sono giustificate dal "sentire comune". Non credo che il nostro sia il miglior modo possibile di organizzare una società, nè l'unico possibile, nè il minore dei mali.
Non mi ricordo chi diceva che l'arretramento tecnologico non è possibile e non è storicamente mai avvenuto (checchè ne dicano alcuni studiosi del medioevo), io stesso potrei costruire qualcosa di meglio di una capanna, e non sono un muratore e non ho studiato l'argomento.
Esistono mondi possibli aldilà di questo.


non sarebbe più semplice cercare una cerchia di amici con un sentire comune così da creare una piccola comunità di persone affini, entro un sistema di stati multiculturali come quelli odierni?  è proprio necessario fare le proprie leggi? che poi alla fine che leggi ti faresti? ogni gruppo dovrebbe scrivere daccapo codici civili, penali, di procedura civile e penale, leggi fiscali, tributarie, per non parlare di regolamenti e discipline specifiche, a meno che tu non voglia lasciare tutto nell'anarchia, ovvero nella legge della giungla e del più forte...mi sembra un'opera che va al di là delle competenze e delle capacità delle persone comuni. Sì oggi va di moda l'idea del cittadino che va in politica a farsi le proprie leggi, vedi movimento 5 stalle e via dicendo, il che non ha niente di sbagliato in teoria, se non fosse che in pratica le persone "comuni" hanno limitate cognizioni e mancano di conoscenze specifiche. Io sono dell'idea che quello del politico dovrebbe essere assolutamente un mestiere, ed anche uno dei più difficili, e tutti i politici dovrebbero come minimo avere una laurea in giurisprudenza, come minimo, anzi preferibilmente un percorso specialistico di studi di 8-10 anni preferibilmente. Poi la gente potrebbe scegliere liberamente, ma entro una cerchia di persone con alle spalle un percorso di studi tale da dimostrare un minimo comune denominatore di attitudine al pensiero. Non capisco perchè per fare una cosa qualsiasi oramai serve una laurea, invece per governare un paese puoi avere la terza media, assurdo. Questo per il principio che siamo tutti uguali e pure l'ignorante ha diritto di votare il suo pari; ma no, porca miseria, questa è un'involuzione dalla democrazia alla dittatura del popolo, secondo me il voto di una persona di pensiero che ha studiato tutta la vita non vale quanto quello di uno che ha zappato la terra e non sa fare le tabelline, e che usa la televisione come unico strumento di informazione, con tutto il rispetto per chi lo fa. La voce del popolo non è la voce di Dio, ma spesso rappresenta un miscuglio di idee approssimative e confuse e voti "di pancia", che si rafforzano a vicenda ulteriormente.
Ciò eviterebbe perlomeno di vedere gente semi analfabeta ed incompetente nelle stesse leggi che ha votato, che secondo me è una cosa ancora più orrenda di un politico corrotto. Sarebbe un modo semplice per eliminare in un colpo solo quella gran massa di lecchini idioti semi analfabeti tipo Ciarrapico, Razzi e compagnia bella; gente che io non metterei neanche ad insegnare all'asilo e viene chiamata "onorevole" solo per chissà quali giri di amicizie per cui è stata eletta.
Il fatto di semplificare tutto non rende le cose migliori. Pensa a certi stati del terzo mondo dove magari ci sono pochissime leggi e pochissime tasse, ma questo va a discapito delle garanzie degli individui. Il nostro sistema politico per quanto imperfetto si basa su un'evoluzione millenaria, spazzarlo via di punto in bianco come "vecchio" sembrerebbe un po' pretenzioso e pretestuoso. CIoè per quanto ormai sia un topos quello dell'Italia che fa tutta schifo e va tutta male, con la classe politica corrotta e via dicendo, non dimentichiamoci che se ci sono migliaia di persone che rischiano la vita per venire da noi è perchè potrebbe andare molto, molto molto peggio. Ciò non toglie che non dobbiamo accontentarci e cercare di migliorare, ma senza distruggere quello di buono che già c'è e diamo per scontato.