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Re: quadro RW: ALTRE ATTIVITÀ ESTERE DI NATURA FINANZIARIA E VALUTE VIRTUALI
by
Paolo.Demidov
on 26/06/2019, 10:57:35 UTC
Non vorrei dire cazzate, ma da quello che sò sia l'ade che l'agenzia delle entrate quando ti fanno una verifica fiscale sono loro a dover dimostrare che tu hai riciclato e/o evaso. Se loro lo dimostrano allora starà a te difenderti ma se non hanno prove di colpevolezza non c'è cazzo che tenga.
Fermo restando che ci sono troppe lacune in interpelli ecc. faccio un'esempio: compro bitcoin nel 2011 nel 2012 perdo il file del wallet con dentro 10 btc oggi una bella somma. Per sommo cu..o trovo su un vecchio hd il file del wallet recupero i btc e li vendo, dichiaro la plusvalenza e pago il 26% su quanto ho incassato. non è che arriva l'ade a tu dal 2011 a oggi non hai detto di avere btc. Su che legge si appoggerebbero per farmi il sedere a strisce visto che non esiste, una volta che dimostro che nel 2011 li ho comprati con soldi miei guadagnati onestamente non possono farmi niente.
Un'ulteriore caso anomalo potrebbe essere quelli di chi i bitcoin li ha minati, non è che possono arrestare la gente così perchè presumono devono dimostrare che tu hai effettivamente violato la legge che ad oggi non esiste.

Io al tempo ho perso un wallet con 0.6 btc ora secondo la vostra logica dovrei dichiararlo se no nel caso fortutito che lo ritrovassi mi mettono a pecora perchè non li ho mai dichiarati nel quadro rw.
Sono dell'idea che finchè non c'è una legge che obblighi i possessori di criptovalute a dichiararli non vada detto nulla da nessuna parte, gli interpelli valgono per i casi sepcifici dove si fà appunto richiesta di interpello ma sono comunque interpretazioni dell'agenzia delle entrate seguendo le leggi attuali che non comprendono (neanche definiscono) cosa sono i bitcoin (moneta, asset, francobolli ecc).

Tutti questi dubbi li ho esposti al mio commercialista (non ferratissimo in materia ma abbastanza in gamba sul resto) e inizialmente mi suggerì di pagare il 26% della plusvalenza una volta rientrato in euro, poi che si dovevano dichiarare, e successivamnete ancora dopo che gli ho espsoto i miei dubbi (facendo gli stessi esempi) ha semplicemtne tratto la conclusione che non sapeva consigliarmi. Che ne avrebbe discusso con altri colleghi per capire cosa fosse meglio.



Lo riporto di nuovo perché può servire:


L'articolo 1, comma 2, lettera qq), del Decreto Legislativo numero 231/2007 ( aggiornato D.Lgs. 90 / 2017 ) “valuta virtuale”:
“la rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi è trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente”

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Aggiungo un particolare per quanto riguarda gli interpelli.
Non so chi ha divulgato la parola divina che "gli interpelli valgono solo per chi li ha richiesti".

Vero, solo parzialmente.
Dipende dal tipo di richiesta e da chi la fa.

Se sono io singolo, che faccio l'interpello per il mio caso particolare... Perché commercio un prodotto particolare...
allora...

Ma se l'interpello lo fa l'ordine dei commercialisti di Milano per una richiesta di carattere generale... che riguarda una pluralità di casi comuni... sono riferimento per avvalorare tesi difensive o accusatorie, davanti ad un giudice, altro soggetto ancora che valuterà caso per caso.

Una cosa è certa, qualsiasi guadagno, magari rilevante, fatto con Bitcoin, con le fragole o i rinoceronti ammaestrati... va dichiarato.
L'idea di fare finta di nulla e smarcarsi dal mondo... è molto illusoria.

Espongo un concetto, Bitcoin non è censurabile fin tanto che si rimane nel mondo Bitcoin.
Una casa ( o altro ) comprata con Bitcoin non dichiarati e peggio, di dubbia provenienza è censurabilissima.