Ecco un esempio di cosa non puoi fare senza ammettere una modifica dell'immagine. Se conosci la transazione significa che è già avvenuta e quindi non puoi averla fotografata e aver inserito l'informazione dentro la stessa.
Credo che il problema logico sia proprio in questo fatto: un immagine non puo' contenere informazioni relativa all'hash di se stessa perché ne cambierebbe l'hash stesso (una specie di ricorsione).
A questo si può trovare una pseudo-soluzione: inserire nell'immagine l'hash dell'ultimo blocco minato "N" e un indirizzo bitcoin "X", a quel punto si può eseguire una transazione verso X, includendo un OP_RETURN contenente l'hash dell'immagine "watermarkata".
Questo offre la certezza che il watermark sia stato applicato tra l'emissione del blocco N e la transazione verso X, un tempo che può variare tra qualche minuto e qualche ora; meglio ancora sarebbe includere direttamente nella foto un foglio di carta con su scritti N ed X (o visualizzati su un display, siamo nel 2020), così da poter fare l'hash dell'immagine in formato raw.
L'indirizzo è un dato che puoi conoscere a priori, l'orario della notarizzazione su blockchain corrisponderà all'orario della prima conferma della transazione verso tale indirizzo.
Non è sicuramente quello che chiedeva l'OP, ma in un'aula di tribunale dovrebbe valere qualcosa, almeno secondo me
