@Amph
Scusami... non vorrei essere frainteso, ma non riesco a capire se mi stai prendendo in giro o se effettivamente non riesco a farmi capire.
Continui a dire se ho firmato sono sicuramente mie, il timestamp, ecc. tutta una serie di elementi che indubbiamente certificano una transazione;
ma non ci certificano chi; perché le chiavi potresti avere rivelate a 10, 100, 1000 persone diverse.
D'altronde se ci fosse modo di certificare la proprietà dei Bitcoin in altra maniera, non verrebbe richiesto la compilazione del quadro RW.
C'è poco da capire, già ben prima del BTC ogni tanto saltavano fuori furti di svariati k EUR detenuti in una pentola o sotto il materasso da pensionati. Idem con oro o altri beni al portatore.
Che tenere i soldi in pentola (e che % del proprio patrimonio) sia la strategia migliore è una questione personalissima che ognuno di noi fa a seconda di tante considerazioni nella nostra vita privata. Poi quei soldi non necessariamente andranno spesi per acquistare una Ferrari o un terreno, situazione dove qualcuno si manifesterebbe abbastanza alla svelta.
Con i BTC la questione "tenerseli in casa" agevola maggiormente il singolo, venendo meno la fisicità del bene (in un caso estremo sarebbe pure possibile memorizzare una chiave privata).
Se l'ade si farà leggermente furba, anziché chiedere compilazioni di improbabili RW (ad oggi rimane la domanda, chi stabilisce il prezzo al 31/12???), potrebbe benissimo chiedere la firma digitale.
Prima hai detto una cosa non vera, ovvero la presenza di un attore che fa da sostituto d'imposta già oggi in Italia. Direi che tentare di normare preventivamente un settore del genere può, con molta probabilità, portare a farsi del male, preventivamente.
Per l'esempio della moglie, se è stata adeguatamente istruita, saprà come comportarsi
No, ho riportato l'affermazione di un soggetto che ha un exchange;
ma ho anche precisato che non ho verificato l'affermazione.
Ma è lui stesso che dice che non occorre l'opera completa di un commercialista, comunque necessaria;
ma ovviamente ci si riferisce al fatto di avere solo un conto presso di loro e non avere mai in mano diretta le proprie criptovalute.
Almeno io posso intuire questo.
Ripeto per l’ennesima volta che non é detto che questo sia un problema: volendo, si possono affidare i propri bitcoin ad un custodian professionale, che trattiene una fee anche e sopratutto per risolvere questo tipo di problemi.
Ovviamente é una opzione, non un obbligo come nel caso della finanza tradizionale.
A ben vedere... non è poi un obbligo nemmeno nella finanza tradizionale, almeno per chi può.
Ci sono per esempio alcune SIM che operano a favore di pochi individui, magari legati da parentela.
Come dire... c'è chi passa dalla banca, ma se la "
banca" è la tua...
[...]
Gestione di portafogli
La gestione su base individuale di portafogli di investimenti consiste nella gestione di patrimoni mediante operazioni aventi ad oggetto strumenti finanziari, si trova anche negli organismi di investimento collettivo. La gestione è come quella dei Fondi comuni d'investimento o delle SICAV, e quindi i patrimoni gestiti possono volta in volta cambiare composizione (monetaria, obbligazionaria, azionaria, mista).
Per garantire un servizio personalizzato, la SIM di gestione deve predisporre un conto individuale che consenta in ogni momento l'individuazione dei beni finanziari di proprietà dell'intestatario, il quale è titolare di un patrimonio ben distinto da quello della SIM e di tutti gli altri clienti della struttura.
La SIM di gestione non è l'unico soggetto abilitato a fare gestione di patrimoni individuali in Italia, perché possono esercitare questa attività anche le banche, le fiduciarie, gli agenti di cambio e le Società di gestione del risparmio. Le SIM di gestione aderiscono ad Assosim, l'Associazione italiana intermediari mobiliari, associazione di categoria che raggruppa anche le SIM di collocamento, le società di gestione del risparmio e le SICAV.
Negoziazione
Le SIM svolgono sia negoziazione per conto terzi (cosiddetto brokerage) che per conto proprio (cosiddetto dealing). La negoziazione per conto terzi comprende l'acquisto e la vendita di strumenti finanziari nei mercati regolamentati.
Alcuni tra le più note(antiche) Società di Intermediazione Mobiliare Italiane sono: Ersel SIM, Sanpaolo Invest SIM, Directa SIM, Azimut Investimenti Sim, dalla lista consob pubblicato ai sensi del Decreto Legislativo n. 58/1998.[2]
Si ha una forte differenza tra le SIM che svolgono un'attività di dealing da quelle con attività di brokerage. Le prime infatti hanno un portafoglio di titoli di proprietà e quindi sono soggette al rischio di mercato perché proprietari dell'azione trattata. Le seconde invece, negoziando per conto terzi, vanno incontro soltanto ad un rischio operativo e di reputazione.
Assimilabile a questa categoria è l'attività di "ricezione e trasmissione di ordini e mediazione". Per quanto riguarda ciò, la legge ha consentito l'intermediazione delle SIM non solo per dare ordini di negoziazione raccolti da altri soggetti, ma anche per la stessa raccolta degli ordini di negoziazione. La maggior parte delle SIM di negoziazione sono di matrice bancaria ed assicurativa. Le principali SIM di negoziazione aderiscono ad Assosim, l'Associazione italiana intermediari mobiliari.https://it.wikipedia.org/wiki/Societ%C3%A0_di_intermediazione_mobiliare