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Re: BITCOIN PUMP!
by
Paolo.Demidov
on 05/12/2022, 23:22:16 UTC

Ricorco che ci fu anche un intervento di paci di therocktrading, e in ogni caso l'argomento non e' banale.



L'argomento sicuramente non è banale.
é solo un primo passo verso una piena accountability degli exchange, dato che alla fine certifica solo un lato, il passivo, dello stato patrimoniale dell'exchange.
Ma è un primo passo, e soprattuto testimonia la volontà dell'exchange di mettere le cose in chiaro.

Concordo in pieno sul fatto che la regulation non sia necessaria, laddove deve essere il mercato a "premiare" queste iniziative.



Per gli exchange si profila una normativa simile alla Solvency II per le assicurazioni:
https://www.ivass.it/pubblicazioni-e-statistiche/pubblicazioni/altre-pubblicazioni/2016/guida-solvency-ii/Guida_Solvency_II.pdf
se sei custode di qualcosa, devi avere determinati requisiti e determinate politiche di gestione dei rischi.
Non so se verrà adottata nel 2023 c'è da mettere d'accordo UE, USA su pratiche comuni.

cito:

A cosa servono i requisiti di solvibilità

Le imprese e, in generale, tutte le attività umane sono esposte al rischio di
un fallimento
. Si spera che non accada, naturalmente, ma può succedere.

L’onda d’urto può rimanere circoscritta nei confini di una famiglia o di una
piccola azienda, oppure estendersi a imprese con migliaia di dipendenti che
rischiano il posto di lavoro.

Nella finanza, poi, i default - come i fallimenti
vengono chiamati in inglese - possono avere conseguenze catastrofiche.
L’insolvenza di una banca, ad esempio, può mettere a repentaglio i risparmi
di quanti vi hanno aperto un conto corrente e produrre danni incalcolabili
all’economia di un territorio
.

Lo stesso avviene per un’assicurazione il cui
business, dopotutto, si fonda su una promessa: quella di restituire nel futuro,
sotto forma di un capitale o di un servizio, i soldi ricevuti dall’assicurato al
momento della sottoscrizione di una polizza. In una società sviluppata come
quella italiana l’ombrello assicurativo è così ampio che se questo venisse a
mancare per il fallimento di una compagnia l’impatto sarebbe assai grave.
Nel 2015, ad esempio, sono state vendute in Italia polizze per circa 147
miliardi di euro.

Su quelle promesse riposano i risparmi, le pensioni, il concreto benessere
di milioni di persone
.
È proprio la centralità che banche e assicurazioni
assumono in una società moderna a giustificare l’imposizione di requisiti
patrimoniali
.

Cioè l’obbligo, a carico delle imprese, di mantenere capitali
costantemente adeguati all’insieme dei rischi inerenti la propria attività. Per
il settore assicurativo, in particolare, occorre tenere presente le specificità del
suo operare e il modo con cui sono scritti i suoi bilanci.
I premi incassati dagli assicurati non figurano come utili nei conti di una compagnia.
Quei soldi in
gran parte alimentano le riserve tecniche di un assicuratore, cioè gli impegni
presi nei confronti dei clienti al momento di sottoscrivere una polizza.

In attesa di restituirle ai clienti, sotto forma del pagamento di un sinistro o di
capitali rilasciati alla scadenza di una polizza vita, l’assicuratore investe quelle
risorse per preservarne e accrescerne il valore
.
Ma non è detto che tutti gli investimenti vadano a buon fine, pertanto, nonostante la diligenza di una
compagnia nel calcolare i suoi impegni e nell’accantonare le relative
risorse, c’è il rischio che nel corso degli anni l’assicuratore sia
costretto a mettere mano al portafoglio
per rimpinguare le sue riserve ( chiamate anche riserve matematiche )
O perché i sinistri si sono rivelati
molto più costosi di quanto
era stato ipotizzato [...]