Post
Topic
Board Italiano (Italian)
Re: La Grecia risponde al default con i Bitcoin?
by
jack0m
on 04/10/2018, 11:03:40 UTC
Se il Veneto inizia ad esercitare l'indipendenza lo stato italiano va in default in tempo zero.

Detto questo, il confronto con l'Argentina al momento non sta in piedi. Da una parte c'è (al momento) la settima potenza industriale globale (economia reale), e l'ipotesi di una chiusura definitiva di un'esperienza amministrativa fallimentare: un Veneto indipendente non deve certo preoccuparsi della credibilità di uno stato che non esiste più. Dall'altra parte uno stato che conta pochino in tutte le classifiche, e che periodicamente va in default: che credibilità finanziaria vuoi che abbia?

So bene che il paragone con l'Argentina al momento è puramente speculativo, lo riportavo perché sembrava quasi ci si stesse augurando il default come panacea per risolvere il problema del ns. debito. Magari fosse così semplice!
Il paragone NON si pone - hai ragione - però dobbiamo ricordarci che si può fare molto in fretta a finire gambe all'aria con il debito monster che abbiamo noi. Ricordiamoci del Novembre 2011, governo Berluscono, spread a 580.
L'hanno fatto cadere, c'è poco da fare.
I ns eroi al governo possono riempirsi la bocca fin che vogliono dicendo che l'EU ci  fa una pippa e che decidiamo noi..... ma nel momento in cui lo spread supera una certa soglia la gente che ha un piccolo risparmio in banca inizia a preoccuparsi seriamente, il timore si espande a macchia d'olio, la rabbia sale, ..... e in un attimo il governo salta.
E' storia, c'è poco da fare. Non dobbiamo arrivare a questo!  per cosa poi, per 10 miliardi di deficit in più da spendere per il "reddito di cittadinanza" ? per carità.....

Sui veneti: vero quel che dici sul fatto che siano una regione ricca e con forte "carattere" (si dice così??)  ma persino Bossi ha dovuto rinunciare a portare 1 mln di fucili in piazza!   Grin   battute a parte: abito anch'io in una "ricca" regione ma nel 2018 non riuscirei a vedermi isolato pur nella mia bella regione ma non più all'interno di un'Italia, sia pur con tutti i difetti che sappiamo ha (l'Italia).

Questo ovviamente non vuol dire che non ci sia motivo per cambiare le cose e migliorarsi, anzi!   Cheesy

@jack0n: al tuo post non rispondo perché ne condivido anche le virgole.....   Wink


L'Italia è diversa dall'Argentina, su questo non ci piove, ma... un default è sempre un default, e porta inevitabilmente a delle conseguenze, prima fra tutte la difficoltà di accesso al credito. Se ti ho prestato dei soldi una volta e non me li hai restituiti, me ne guarderò bene dal farlo di nuovo in futuro, a meno di non ottenere precise garanzie (ad es. oro delle riserve a collaterale), e comunque sconterai un tasso di interesse enormemente più alto, per l'aumento del rischio che il mercato ti attribuisce in quanto cattivo debitore. Questi interessi così alti possono annullare in breve tempo il "beneficio" del default, innescando una nuova spirale di debito, da cui diventa sempre più difficile uscire.

Se fallisce lo Stato, falliscono le banche (che sono infarcite di titoli di Stato) e non c'è bail-in o fondo di garanzia che tenga. Semplicemente non ci sarebbero abbastanza fondi in cassa per risarcire i milioni di correntisti, neanche sotto la soglia dei 100k teoricamente garantiti. Sarebbe come mettere di fatto le mani sui sudati risparmi dei comuni cittadini, per bruciarli all'istante... e cosa gli vai a spiegare poi a 60 milioni di Italiani, che avrebbero dovuto tenere tutti i risparmi in cripto perché non dovevano fidarsi delle banche e dello Stato? Chiunque si assumesse una responsabilità del genere dovrebbe poi affrontare la reazione della popolazione inferocita. Come quella, per tornare all'esempio argentino (sì ok, è solo un esempio...), che costrinse il presidente Fernando De la Rua ad abbandonare la Casa Rosada fuggendo in elicottero: https://www.youtube.com/watch?v=ICP5XUaDcAI.

I Veneti sono gran lavoratori e meritano profondo rispetto, ma... il tessuto imprenditoriale del Nord-Est è costituito in prevalenza da piccole e medie imprese e artigiani, i più esposti a condizioni avverse dei mercati, e infatti sono già stati colpiti duramente dalla crisi iniziata un decennio fa. Non si può pensare di fare un semplice reset e affrontare la concorrenza agguerrita di giganti come quelli asiatici, senza una grande industria capace di attirare i capitali (anche esteri) necessari per poter investire in innovazione (per la quale siamo tra gli ultimi in Europa, al di là di qualche piccola isola felice di eccellenza).
Già oggi in Europa, quando vanno prese le decisioni importanti, l'Italia conta come il due di picche, se dovessimo frammentarci in staterelli di medioevale memoria e in competizione fra loro, dubito che la nostra rilevanza su scala globale possa migliorare.