l capitalismo ha dimostrato nella storia di essere il migliore dei sistemi economici possibili ma questo non significa che sia esente da difetti. In particolare i sistemi a libero mercato hanno la caratteristica di procedere ad ondate di crescita seguite a inevitabili periodi di crisi. Queste fasi di crisi sono connaturate nel sistema ossia se si lasciano libere le forze di mercato di interagire tra loro queste porteranno ad un crescita dei redditi nel lungo periodo ma non in modo lineare, periodicamente questa linea crescente sarà intervallata da bruschi cali di fiducia degli operatori e, appunto da fasi di crisi. E' un processo inevitabile se il mercato è libero di funzionare.
Le crisi servono a dare linfa a nuovi periodi di crescita e sono un pò come la medicina quando uno ha la febbre alta: è amara ma serve a stare meglio. Se al paziente invece della medicina viene data una bottiglia di whiskey questo probabilmente nell'immediato starà meglio ma l'influenza successiva avrà effetti peggiori.
I governi occidentali, a partire dal secondo dopoguerra, hanno pensato di stimolare/indirizzare il mercato e correggerne gli effetti distorsivi (es. la disuguaglianza dei redditi insita nel capitalismo) ricorrendo alla spesa pubblica e all'indebitamento pubblico. E soprattutto hanno pensato di contrastare gli effetti negativi dei momenti bui ricorrendo agli stessi sistemi. Questo processo è rimasto diciamo sotto controllo fino agli anni 70-80 a partire dai quali si è avuta una crescita esponenziale delle politiche monetarie espansive con una ulteriore accelerata successiva alla crisi del 2008.
Quindi le crisi sono inevitabili. Ok.
Ma la mia domanda rimane: da una parte dici che le crisi fanno parte del capitalismo e che servono a dare nuova linfa, cioè fanno parte in qualche modo del sistema, anche se possono risultare dolorose.
Dall'altra parte la questione del super debito degli Stati sembra essere qualcosa di peculiare degli ultimi 30-40 anni, i prezzi bassi il frutto temporaneo della competizione mondiale derivante dalla globalizzazione, quindi si deduce che la nuova e inevitabile prossima crisi sarà molto più incisiva e devastante di quelle precedenti?
Alla fine la crisi del 2008, che pure è stata molto pesante anche qui in Italia, non è coincisa con default o iperinflanzione, mentre la prossima, a sentire i commenti di questo thread, dovrebbe essere molto più dura e potrebbe cambiare addirittura i confini del nostro Paese. Non mi pare una differenza da poco.
Oltretutto è magra la consolazione che nel lunghissimo periodo il capitalismo porti ad un aumento di ricchezza generale, la stragrande maggioranza delle persone presenti oggi è molto più interessata allo scenario dei prossimi 10-30 anni, e su questo le previsioni sono proprio pessime. Le aspettative sul prossimo futuro hanno sempre una grande influenza sull'umore e sulle scelte economiche della gente.