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Re: attacco al 51%
by
Plutosky
on 05/08/2025, 09:33:27 UTC
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Ragioniamoci assieme. Non mi sembra esattamente la stessa situazione di uno scisma annunciato come per esempio bitcoin cash. Qui si tratta di un'operazion segreta che si svela improvvisamente.

Gli Stati Uniti (o la Cina o altro mega soggetto) sta minando segretamente un chain di blocchi vuoti parallela da 3 mesi. Tale chain è più lunga di quella pubblica che è la "vera e propria" chain di bitcoin.

Gli Stati Uniti decidono dopo tre mesi di propagare ai nodi di bitcoin la chain segreta più lunga, i full node di tutto il mondo iniziano a fare reorg a partire da tre mesi fa.

Le persone che gestiscono i full node, che tempi di reazione hanno ? Quanto ci mettono ad accorgersi che il full node sta automaticamente facendo dei danni e che occorre far girare una versione modificata del full node stesso per rifiutare, con una nuova regola di consenso*, i blocchi che arrivano da tale miner malevolo?

Ci sono meccanismi già pronti istantanei che non conosco che riducono questo transitorio dovuto ai tempi di reazione umani dell'accorgersi del problema e dell'accordarsi sulla pezza?

*parentesi, basta un UASF o serve un hard fork?


Per le mie limitate conoscenze "da 2017  Cheesy" mi viene da pensare che prima che ci si accorga della situazione, si metta in campo la modifica (condivisa tra la maggioranza dei nodi benevoli) al software per fare un fork che escluda i blocchi, fino a nuovo cambio del consenso di fatto validi, del miner malevolo, passa un certo periodo di tempo.

Sicuramente a tendere il problema rientrerà ma tale periodo di tempo di disservizio è una cosa che sfiducia la rete bitcoin -> obiettito dell'attaccante raggiunto.




BIP148 (UASF) fu pubblicata il 4 luglio per entrare "in vigore"  il 1° agosto. Già al 21 Luglio, i miner che rifiutavano segwit iniziarono a cambiare idea...  Grin

Qui, vista l'emergenza, sarebbe tutto più rapido, la modifica software sarebbe minimale e i full node non sono gestiti da bitcoiner occasionali ma da soggetti che avrebbero tutto l'interesse ad aggiornare nel più breve tempo possibile.

I nodi "benevoli" sarebbero tutti meno uno.

Il miner, dopo aver buttato nel cesso tonnellate di dollari per questo suo capriccio, si troverebbe contro tutti: exchange (che avrebbero interesse a non listare la sua altcoin), wallet. aziende sviluppatrici, fondi di investimento, altri governi...tutti rifiuterebbero la sua blockchain

Per non parlare poi del rischio di essere scoperto: minare segretamente una chain più lunga in modo totalmente invisibile è praticamente impossibile, si noterebbero blocchi orfani con frequenza più alta del normale riconducibili allo stesso soggetto. Inoltre il miner malevolo dovrebbe assegnare timestamp retroattivi ai blocchi che produce per non farli apparire troppo recenti e si noterebbe un disallineamento tra timestamp e reali orari di propagazione.

Se una nazione volesse danneggiare bitcoin otterrebbe un risultato migliore (risparmiando anche miliardi di dollari) semplicemente rendendolo illegale o rendendo illegale il mining.

Oops anche questo però è già successo: la Cina nel 2021 fece proprio questo, l'hashrate calò del 70% in poche settimane...come è andata a finire lo sapete...
Il network effect, la teoria dei giochi e l'interesse economico sono fattori di cui viene spesso sottovalutata l'immensa forza.

P.s: veramente vogliamo usare gli USA come esempio?
Con il Presidente che al momento holda 15.000 BTC ? Grin